Con un flash mob nell’emiciclo del Parlamento europeo a Bruxelles, durante la seduta iniziale dell’apertura della Settimana europea delle regioni, Enrico Bruni, Rosalinda Giannotti, Giacomo Mosca e Claudio Petrozzelli, hanno acceso i riflettori su quanto accade nel mondo e in particolare in Palestina, dove nell’ultimo anno gli attacchi israeliani hanno provocato più di 40 mila morti e costretto 1,11 milioni di persone in condizioni di insicurezza alimentare “catastrofica” e malnutrizione acuta.
Un anno fa gli attacchi di Hamas hanno straziato tante vite innocenti, eccidi ingiustificati ai danni della popolazione civile israeliana. Proprio i civili pagano il prezzo più alto in ogni conflitto. Dalla Palestina all’Ucraina, dallo Yemen fino al Myanmar, sono decine di migliaia le persone che perdono la vita sotto le bombe di chi è in lotta per un pezzo di terra.
Chiediamo all’UE di tornare a essere protagonista dell’azione diplomatica volta alla risoluzione dei conflitti e non possiamo chiudere gli occhi di fronte alla tragedia che si consuma da ben prima del 7 ottobre 2023: il popolo palestinese da decenni subisce violenze, privazioni e ingiustizie. Non solo a Gaza ma anche in Cisgiordania, territorio sempre più eroso dalle nuove colonie israeliane. Una situazione di crisi che ha costretto 1,11 milioni di persone in condizioni di insicurezza alimentare “catastrofica” e malnutrizione acuta.
Condanniamo con fermezza le azioni terroristiche di Hamas e ribadiamo il diritto di Israele a difendersi in maniera proporzionale, ma al contempo vogliamo che si alzi un coro che dica basta al genocidio. Chiediamo il riconoscimento dello Stato di Palestina, così come raccomandato dalle Nazioni Unite con la risoluzione n.2735.
Chiediamo maggior interesse del Parlamento europeo, nella cui ultima risoluzione sulla questione israelo-palestinese, datata 17 dicembre 2014, si proponeva la soluzione dei due Stati e si poneva in primo piano lo sviluppo dei colloqui di pace. Nel tempo, poche voci da Bruxelles si sono alzate per fare luce su quanto accadeva in Palestina e nei territori occupati. Anche la Corte internazionale di giustizia dell’Aja, il 19 luglio, ha stabilito che la politica di insediamento di Israele nei Territori palestinesi “viola il diritto internazionale”. Abbiamo così perso l’occasione di provare a guidare una risoluzione diplomatica del conflitto che mettesse al centro i negoziati tra Israele e l’Autorità Nazionale Palestinese.
È nostro dovere, come giovani politici, tenere accesi i riflettori su quanto accade in Medioriente. Chiediamo che i diritti umani siano rispettati per tutte e tutti e che la pace sia costruita su giustizia e dignità.






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