Questa mattina ho avuto l’onore di intervenire durante la seconda giornata della 163esima sessione plenaria del Comitato europeo delle Regioni. Un grazie enorme al gruppo del Partito Socialista Europeo che mi ha concesso questa magnifica opportunità per portare nell’aula di Bruxelles un punto di vista su alcune problematiche che attanagliano le aree rurali.

Nel minuto che avevo a disposizione ho cercato di informare l’aula su quelle che sono le sfide che dovremmo affrontare per migliorare le prossime politiche di coesione. In questo minuto non c’è solo il mio pensiero ma c’è la voce di persone che ogni giorno sono impegnate sui territori per ridurre i divari territoriali e per mitigare gli effetti sociali di una politica di coesione che non ha ancora raggiunto il proprio obiettivo finale: ridurre le disparità tra le aree rurali e aree urbane.

Sarà nostro compito, come socialisti, lavorare per un’Europa che sia sociale, democratica e sostenibile.

Il mio intervento: Una delle principali sfide è l’accesso ai fondi europei, ostacolato da carenze di personale qualificato, formazione e visione politica, e dal limite che hanno, quindi, le amministrazioni locali all’accesso e all’ottimizzazione di queste opportunità. Inoltre, viene trascurato il ruolo cruciale delle associazioni locali, che potrebbero collegare istituzioni e comunità per una pianificazione più partecipativa. L’UE dovrebbe promuovere corsi locali di europrogettazione, rafforzando le competenze dei piccoli comuni e motivando i giovani a investire nei loro territori, diventando agenti di cambiamento. È, infine, necessario tutelare il diritto alla cittadinanza, facendo sentire realmente partecipi nella futura programmazione le associazioni locali e tutti i corpi intermedi. In questo contesto, strumenti come la rete europea dei consiglieri locali non devono rimanere strutture formali, ma diventare ponti operativi tra l’Europa e le comunità più vulnerabili. Solo attraverso il coinvolgimento diretto della collettività, una formazione mirata e una responsabilizzazione diffusa possiamo immaginare e costruire una politica di coesione post-2027 che non lasci davvero nessuno indietro

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