Grazie. A tutte e tutti.
A chi ha risposto all’appello.
A chi ha preso parola, a chi ha ascoltato, a chi ha portato una bandiera, un cartello, e anche semplicemente la propria presenza per curiosità.
Ieri, in tantissime e tantissimi, abbiamo riempito lo spazio antistante la villa comunale di Avellino per un atto collettivo di coscienza e dignità.

Insieme, con oltre 25 realtà politiche, associative, sindacali e civiche, abbiamo dato vita a un sit-in unitario per chiedere lo stop immediato allo sterminio in corso a Gaza, il rispetto del diritto internazionale, il riconoscimento dello Stato di Palestina, l’accesso libero agli aiuti umanitari. Abbiamo chiesto coerenza, giustizia, responsabilità.
Abbiamo chiesto alla politica – europea, italiana, locale – di non essere complice dell’indifferenza.

Abbiamo ascoltato anche chi ha espresso perplessità, chi ha puntato il dito su ciò che non è stato fatto prima. Non mi sono trovato d’accordo con tutti gli interventi, perché credo che ogni voce che oggi si aggiunge a questa mobilitazione sia preziosa, non da giudicare, ma da accogliere.
Perché non si costruisce giustizia rinfacciandosi i ritardi, ma provando a camminare insieme, da posizioni diverse ma convergenti.

Quello che è accaduto ieri ha un valore: per la prima volta, in questa provincia, ci siamo ritrovati uniti per chiedere giustizia per Gaza e per la popolazione palestinese. E questo, oggi, vale più di mille distinguo. Porto con me la grande partecipazione, i sorrisi di chi mi ha chiesto un adesivo e la stretta di mano con un ragazzo arabo, passato di lì per caso, che a fine manifestazione ci ha ringraziato per quello che avevamo fatto.

La strada è lunga, ma abbiamo mosso un passo vero.

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